sabato 21 dicembre 2013

senryu n°2


e sarà dolce
passeggiare con gli occhi
sul tuo sorriso


...


 tutti i diritti riservati
Vilma Bellucci




mercoledì 4 dicembre 2013

haiku n°40




rosso richiamo
nel cuore del mattino
traccia pensiero






Vilma Bellucci
tutti i diritti riservati





mercoledì 20 novembre 2013

Tinte brunastre



Tinte brunastre

sono mani ruvide
segnate dal tempo
quelle che umide di sputo
afferrano zappe pesanti
e spaccano solchi all'alba

è là...
dove il sole batte più forte
e il vento impolvera
le lingue di sudore
che la pelle arsa
e le labbra screpolate
con le dita indurite
si asciuga la fronte

per sfamare la bocca
di un pasto frugale

e alla sera torna a casa
con rassegnati tramonti
sulle spalle
e l'alito della fame
avanzando silenziosi
passi appaiati a ritmo alterno
tra zolle di terra aspra
e invisibili sogni
che corrono al fianco
 con malinconie e preghiere

e alla fioca luce
di un umile dimora
che illumina dall'alto
dignità e amore
e un infanzia tolta
rumina la lingua bruciata
carovane di speranze
con pane e patate
per sfamare d'essenziale
il silenzio

e con un segno di croce
a Dio raccomanda
il domani

...
Vilma Bellucci
tutti i diritti riservati





Analisi del dipinto


di Sergio Carrivale

Vincent Van Gogh, De Aardappeleters (mangiatori di patate) - olio su tela, cm 82 x 114 1885 Museo Van Gogh di Amsterdam

È il 1885 e Vincent in questo periodo è preda di una forte vocazione religiosa già evidente in Inghilterra quando durante uno dei suoi viaggi all’estero iniziò a predicare in una chiesa metodista. Al suo rientro nella casa paterna nel 1877 a Etten il padre, pastore protestante, supportò la sua vocazione e lo spinse ad andare ad Amsterdam per iscriversi alla facoltà di teologia, ma Vincent non riuscì nemmeno a superare gli esami di ammissione e iniziò così a predicare ugualmente senza averne titolo.
Questa premessa ha lo scopo di fotografare l’animo del pittore in questo momento in relazione al viaggio che da Amsterdam lo porta in un villaggio minerario del Belgio: Borinage. Qui l’artista condivise la vita quotidiana dei minatori. Povera gente abbruttita dal dolore e dalla fatica, angosce che dividevano, come il pane e le patate, con le loro famiglie a casa la sera.
In questo contesto si rafforza la vocazione di Van Gogh e il legame fraterno stesso con i poveri e derelitti minatori belgi e non solo. “mangiatori di patate” fu un lavoro che durò quasi un anno e l’opera finale fu preceduta da diversi studi pittorici. Si iniziano ad intravedere già i primi caratteri che identificano il linguaggio stilistico di Vincent, come ad esempio le figure che hanno un aspetto deforme, molle quasi che la sofferenza renda i loro volti delle caricature oscene.
La scena è ambientata in una casa poverissima e al suo interno la luce fioca di una lampada a petrolio illumina solo una parte della stanza e dei personaggi seduti intorno al tavolo. Citazioni di un fiammingo secentesco. Il gruppo di persone, contadini e non minatori poiché il quadro è dipinto Neuen, è composto da cinque persone intente a consumare un pasto frugale a base di patate. Tra loro di spalle vi è anche una bimba, avvolta da un alone che sembra darle un effetto controluce. Malgrado la loro condizione di indigenza e la difficoltà nell’affrontare le fatiche, le privazioni e le sofferenze della loro vita quotidiana mantengono nei gesti e negli sguardi reciproci un rispetto inaspettato ed esprimono una dignità che li unisce rafforzandoli nella misera che condividono.
E’ visibile la partecipazione affettiva di Vincent nella spiritualità che ritrae dei personaggi e la religiosità con cui essi consumano il pasto faticosamente guadagnato con il duro lavoro della terra. Ed è visibile il valore intrinseco della casa e della famiglia ove i gesti e le povere cose divengono importanti e degne.
Tinte scure e brunastre con alcune pennellate gialle e azzurro chiaro in alcuni riflessi della luce della lampada.

( grazie a Sergio... per aver accolto la mia richiesta di scrivere un analisi del dipinto)

domenica 10 novembre 2013

Il muro


 ( il 9 novembre 1989 cadeva il Muro di Berlino)



-il muro-

mattoni d'odio
uno sull'altro
pietre di pianto e di dolore

passi silenziosi
avanti e indietro
al sole o all'ombra
di quel muro

uccelli che volano
da una parte all'altra

occhi puntati al cielo
lo stesso di tutti
a cercare tra folate d'aria
respiri e sospiri
di volti conosciuti

quasi arresi...

ma le dita e le labbra
restano attaccate a fessure
per succhiare luce
all’altro lato

l'ombra s'allunga
per guardare oltre

e cresce il brusio
d'amore e di speranza
giorno per giorno
sino a diventare colpi

a sbriciolare l'odio
la paura e la diffidenza
... e quel muro


***
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... sono in ritardo, l'avrei dovuta pubblicare ieri
Buona domenica a tutti!!!

mercoledì 6 novembre 2013

Le cose che non ho - Grégoire Delacourt



Voglio parlarvi oggi, di uno dei tanti libri che ho letto in questo periodo, e del successo che è stato paragonato, al successo dell'eleganza del riccio di Barbery Muriel. Ogni persona ha i suoi gusti e la vede in modo diverso, pur essendo un bel libro, se posso esprimere la mia opinione, l'eleganza del riccio mi è piaciuto molto di più.

Vi lascio un assaggio di questo libro


Autore

Grégoire Delacourt, classe 1960, è uno tra i più grandi pubblicitari francesi, autore di famosissime campagne. Le cose che non ho è stato per mesi numero uno nelle classifiche dei bestseller francesi ed è ancora oggi tra i libri più venduti e più amati dal pubblico. Diventerà presto un film. 
 


Sinossi

Dice un vecchio adagio che le lacrime più amare sono quelle versate per le preghiere esaudite. Sì, a volte succede che la gioia per una svolta inattesa del destino svanisca in fretta di fronte alla possibilità concreta di realizzare un sogno, lasciandoci smarriti e confusi.
È quello che accade a Jo, la protagonista di questo romanzo: “un cuore semplice”, una donna intelligente e positiva con un’esistenza quieta, nutrita di sogni, che per un colpo di fortuna all’improvviso è in grado di realizzarli tutti. Forse la felicità non è così matematica. Forse non si tratta solo di sommare un sogno dopo l’altro, ma di ritrovare se stessi in ciò che si fa. Forse a Jo semplicemente non serve avere tutto ciò che ha sempre desiderato; perché il suo matrimonio, il lavoro, i figli ormai grandi e l’amore non sono beni acquisiti ma cose vive che sfuggono al suo controllo, e con cui si può solo entrare in sintonia senza farsene travolgere, come quando si nuota tra le onde di un mare agitato.
Le cose che non ho è tutto questo: scritto con una prosa dalla grazia perfetta, è un romanzo sull’intensità del desiderio e sulla tenacia del quotidiano, sulla capacità di rinunciare al sogno per una realtà che scegliamo noi stessi quasi senza saperlo, ma piena di tutto quello che ci rende davvero felici.
Come l’Eleganza del riccio, un nuovo romanzo francese semplice, profondo, arguto e filosofico, delicato e pieno di tenerezza. Un romanzo dove i sogni sono le nuvole del pensiero e le liste dell’anima sono fatte di desideri.




 Il romanzo in pillole

«È solo nei libri che può cambiare la vita. Solo lì si può cancellare tutto con un tratto di penna. Fare sparire il peso delle cose. Cancellare le cattiverie meschine e alla fine di una frase, ritrovarsi all’improvviso alla fine del mondo».

«Possedevo ciò che i soldi non possono comprare ma solo distruggere. La felicità. La mia felicità, per lo meno. Con i suoi difetti. Le sue banali certezze. Le sue piccolezze. Ma era la mia. Immensa. Scintillante. Unica».

«I nostri bisogni sono i nostri piccoli sogni quotidiani.
Sono le nostre piccole cose da fare, che ci proiettano verso il domani, e il giorno seguente, nel futuro; sono quelle cose di poco conto che compreremo la settimana prossima e che ci permettono di pensare che la prossima settimana saremo ancora vivi».


«Penso che prendersi il proprio tempo sia importante.
Penso che tutto vada troppo in fretta. Si parla troppo in fretta. Si pensa troppo in fretta. Si inviano mail, messaggi senza rileggersi, si perde l’eleganza dell’ortografia, l’educazione, il significato delle cose».


«A me le parole piacciono.
Amo le frasi lunghe, i sospiri che non finiscono più. Mi piace quando, a volte, le parole nascondono quello che vogliono dire; o lo dicono in un modo diverso».


«Vedete, si mente sempre a se stessi.
Perché l’amore non resisterebbe alla verità».


«I miei mi hanno chiamata Jocelyne.
Avevo una probabilità su un milione di sposare un Jocelyn, ed è andata proprio così. Jocelyn e Jocelyne. Una probabilità su un milione. Ed è capitata proprio a me».


«Lei non è una che ama tanto le parole.
Da sempre parla pochissimo. Non mi ha mai detto mamma ho fame, per esempio. Si alzava e prendeva qualcosa da mangiare. Non mi ha mai detto: chiedimi la poesia, la lezione, le tabelline. Teneva le parole per sé, come fossero cose rare».


«Coniugavamo il silenzio, mia figlia e io: sguardi, gesti e sospiri sostituivano soggetti, verbi e complementi».

«Vorrei avere la fortuna di decidere della mia vita,
credo che sia il più grande regalo che ci possa esser fatto. Decidere della propria vita».


«“È lei la meraviglia”, mi disse.
Arrossii. Il mio cuore prese a battere all’impazzata. Sorrise. Gli uomini sanno che certe parole vanno diritte al cuore delle ragazze; e noi, povere idiote, restiamo lì ad aspettare solo di cadere in trappola, contente del fatto che un uomo ce ne abbia finalmente tesa una».


«La mia vita non ha la grazia perfetta che la mia mamma mi augurava la sera, quando veniva a sedersi accanto a me, sul letto; quando mi accarezzava dolcemente i capelli, mormorando: hai del talento, Jo, sei intelligente, avrai una vita felice. Anche le mamme mentono. Perché anche loro hanno paura».

«Ho visto le sue nuove rughe sulla fronte, minuscole rughette intorno alla bocca,
la pelle che cominciava a rilassarsi sul collo, dove una volta gli piaceva essere baciato. Ho visto gli anni sul suo viso, ho visto il tempo che ci allontana dai nostri sogni e ci avvicina al silenzio. Allora l’ho trovato bello, il mio Jo nel suo sonno di bambino malato, e ho amato la mia bugia».


«Più le bugie sono grosse, meno le si vede arrivare».
  


( dal web...)

martedì 22 ottobre 2013

baishu n°2




baishu

lentamente m'avvolge
con dolcezza di te mi veste
questa notte di stelle
e carezza di polpastrelli

...
Vilma Bellucci
tutti i diritti riservati

 


Il băishù è un componimento poetico in quattro versi e trentadue sillabe, redatto secondo lo schema 7-9-7-9. Incentrato su temi umani legati allo scorrere del tempo, in un'ottica naturalistica e/o meditativa, questo genere lirico non presenta particolari schemi rimici e non prevede un titolo. All'interno del costrutto possono essere inserite una o più pause mentre è obbligatoria la presenza di un richiamo, diretto o mediato, al momento in cui è stata composta l'opera, in relazione ai dodici "rami terrestri" della tradizione cinese, che scandiscono le diverse fasi della giornata (alba, mattino, pomeriggio, sera e notte).



domenica 20 ottobre 2013

Grazie



Grazie a tutti...
fa piacere sentire tanto affetto, da persone che in fondo mi conoscono solo virtualmente.
Ho scritto questi pochi versi nel mio post precedente, per mia zia Bruna, sorella di mio nonno, scomparsa in questi giorni dopo mesi e mesi di grandi sofferenze, tra ospedale e casa.
Bruna, sapeva benissimo che la sua ora era arrivata e come le persone di un tempo aveva preparato tutto il necessario per fare questo viaggio, se così possiamo definirlo. Per questo mi faceva ancora più tenerezza. Mi mancherà tanto, e in questi giorni tutti i ricordi mi vengono alla mente...da quando, bambina giocavo a casa sua,  ad oggi. Ma non voglio rattristarmi, lei sarà sempre nel mio cuore, nei miei ricordi...
Girando su internet  ho trovato parole rigurdo la morte che mi sono piaciute molto... credo che sia il modo giusto di pensare alla persona, quando inizia questo nuovo viaggio...



La morte non è niente
di Henry Scott Holland

La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu.
Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato, che ti è familiare; parlami nello stesso modo affettuoso che hai sempre usato. Non cambiare tono di voce, non assumere un’aria solenne o triste. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme. Prega, sorridi, pensami! Il mio nome sia sempre la parola familiare di prima: pronuncialo senza la minima traccia d’ombra o di tristezza. La nostra vita conserva tutto il significato che ha sempre avuto: è la stessa di prima, c’è una continuità che non si spezza. Perché dovrei essere fuori dai tuoi pensieri e dalla tua mente, solo perché sono fuori dalla tua vista? Non sono lontano, sono dall’altra parte, proprio dietro l’angolo. Rassicurati, va tutto bene. Ritroverai il mio cuore, ne ritroverai la tenerezza purificata. Asciuga le tue lacrime e non piangere, se mi ami: il tuo sorriso è la mia pace.


Grazie ancora per l'affetto dimostrato da tutti voi...
Un abbraccio a tutti e Buona domenica


mercoledì 16 ottobre 2013

Addio




sfoglia il vento
silenziosamente
una dopo l'altra
le ultime pagine

soffiandone fuori
colori e immagini

volano
bianche colombe
con lettere nel becco
oltre le nubi
-addio zia-



***
Vilma Bellucci
tutti i diritti riservati





lunedì 7 ottobre 2013

Una giornata speciale

Una giornata speciale che non dimenticherò mai, il 4 ottobre 2013....









Ho aspettato, per pubblicare questo video, e lo faccio solo ora, dopo che l'ha pubblicato la Santa Sede e il nostro Istituto tramite i loro siti ufficiali.
Penso sia giusto presentare questo video, perchè credo che si debba essere orgogliosi di questi ragazzi, come ogni madre dei propri figli... che non si debbano nascondere come fossero una vergogna. Ognuno di noi ha delle foto o dei video con i propri cari che a volte mostra con orgoglio.
E' un video forte, per chi non ha mai visto questa realtà ma l'ha solo immaginata dal di fuori, ne sono consapevole, e dopo averlo visto non sarete più gli stessi, ma sicuramente migliori... e sarà motivo di riflessione per tutti...
Questo è il mio lavoro, che amo profondamente e che faccio dal 1992.
Consiglio a tutti di guardare e di ascoltare il discorso fatto dal sindaco di Assisi al min.  0.41.58 minuto, ma soprattutto consiglio di ascoltare le parole, e fino alla fine, della nostra presidente Francesca di Maolo al min 0.47.14...
Non aggiungo altro, solo una mia riflessione: ci sono giorni che abbracciandoli penso ... " tu non sai quanto anche io ho bisogno del tuo abbraccio"
... è un donarsi a vicenda.







Ho avuto anche il piacere di stringere la mano a  Giuseppe Fiorello e a sua moglie, persone davvero speciali








giovedì 3 ottobre 2013

il cammino fra i colori



dipinto di Vilma Bellucci tutti i diritti riservati


-il cammino fra i colori-
tempera su grana telata
30x40


Ero indecisa, se farne mille pezzi, ma visto che oramai questo dipinto era nato e per me un significato importante lo aveva, ve lo mostro anche se all'inizio non ero molto soddisfatta... poi mi ci sono affezionata, come a tutte le mie opere. Insomma, diciamo che ho iniziato con un idea in testa, ed ho finito a fare altro, ma il significato è comunque li, fra quei colori... 


a proposito,  il piede è mio...


"Non essere mai soddisfatti: l'arte è tutta qui"
(Jules Renard)





martedì 24 settembre 2013

haiku n°39



fragili le ombre
nel soffio del mattino-
foglie perdute


 Vilma Bellucci
tutti i diritti riservati



martedì 10 settembre 2013

I colori della vita

 
- i colori della vita -
pastelli acquarellabili su grana telata
30x40  
Il nero è la somma di tutti i colori, li racchiude tutti, dal bianco al rosso,
dal giallo al verde, in tutte loro sfumature...


 dipinto di Vilma Bellucci tutti i diritti riservati

"Quest'opera non ha bisogno di commenti perchè ha tutto un mondo dentro."
E' stato il commento di una persona a me molto cara, che ancora oggi frequento, che a suo tempo, mi ha fatto conoscere, e mi ha indirizzata verso il mondo dell'arte in genere e in tutte le sue sfumature, insistendo, perchè anche io frequentassi, i corsi serali della scuola d'arte di Perugia. Iniziai così a giocare con le parole, con i colori, con la natura, con le mie emozioni. I miei occhi non erano più gli stessi, vedevo ciò che prima sembrava non esserci, un mondo chiaro solo, a chi ha una sensibilità più accentuata.

Con i colori della vita auguro buona settimana a tutti !!!


mercoledì 4 settembre 2013

haiku n°38



sfalda petali
capriccoso refolo-
luna sospira




***

Tutti i diritti riservati
Vilma bellucci

domenica 25 agosto 2013

Nel magico giardino


come vorrei camminare
dove la ricerca della quiete
diventa pensiero
e il fluire dell'energia
copre ogni fragore

tra piante e fiori
acqua e sassi seguire
l'aprirsi di un sentiero
ascoltando fra le fronde
il fruscio del vento

ammirare i ciliegi in fiore
quando il vento
ne rapisce le corolle
per spargerle e rivestire il prato

in quell'intima solitudine
dove palpita la vita
dove i gesti minimi
riacquistano importanza
predisporre l'anima
all'equilibrio giusto

e come camelia
accanto all'acqua
in quel gioco di specchi
ripetere l'incanto
di un fiore che galleggia


***
tutti i diritti riservati
Vilma Bellucci






Sono stata sempre affascinata dal mondo orientale e da questi stupendi giardini, ma non ho avuto mai il piacere di poter visitare quei luoghi... ma l'immaginazione ha dato vita a questa poesia.

Buona domenica a tutti!


mercoledì 14 agosto 2013

Tienimi nei tuoi occhi


(per la serie..."parole per un immagine)



abbracciami
respirami 

sussurrami silenzi
in questa luce
soffusa e cortese
dell'alba che ci sorprende
non cambiare l'istante

farfalle ubriache
su brividi di carezze
nel mio cuore
ancora danzano

abbracciami
respirami

 tienimi nei tuoi occhi
anche domani



***
tutti i diritti riservati
Vilma Bellucci

martedì 6 agosto 2013

All'ombra del primo bacio


    (per la serie... "parole per un immagine)
 
prima che sussurri l'autunno
il suo dolce canto tra il fogliame

riportami su cari sentieri
ai fasci di luce del silente chiostro

sulla strada degli ulivi d'argento
all'armonia di grilli e cicale

e all'ombra del primo bacio
... baciami ancora

***
tutti i diritti riservati
© Vilma Bellucci




domenica 28 luglio 2013

Libera le mie parole


(per la serie..."parole per un immagine")


quando verrò da te...
lascia correre i miei occhi su distese infinite
dove i colori sono tappeti di velluto
ed è carezza ogni petalo di fiore

quando verrò da te...

lascia correre la mia mente
come figlia del vento
tra nuvole sognanti e leggere
e alla luce del sole

quando verrò da te...

lascia correre il mio cuore
abbracciami ancora e ancora
come non lo avessi fatto da tempo
e i miei occhi saranno lucciole di sera

poi prendimi per mano


e lascia che io liberi in volo
le mie parole




***
 tutti i diritti riservati
28 luglio 2013 




 

giovedì 25 luglio 2013

Il grande focolare


Quando il sole tramontava ed il vento suonava le sue canzoni sugli angoli delle casa come sulle corde di un violino, ci si radunava nella grande cucina. Un grande tavolo al centro faceva da padrone, contornato da sedie impagliate di vimini che sembravano vestite a festa. Il grande camino occupava una parete intera e vi erano ai lati due grandi nicchie. Ed io, che ero ancora una bambina in cerca di emozioni, non potevo non provare entrambe le parti. Così mi sedevo una volta da una parte e la volta dopo dall'altra, per guardare la differenza del riflesso della fiamma sulle varie angolazioni delle pareti della cucina. Sul caldaro in rame appeso al centro del focolare, invecchiato stagione dopo stagione e nero dal troppo lavoro svolto, le lingue di fuoco schizzavano le loro sfumature dorate e l'acqua che bolliva con la legna che scoppiettava, sembravano vecchi amici a canticchiare. Quel gioco di ombre e luci che si rifletteva sui miei vestiti e nei miei occhi come in uno specchio, mi rendeva più docile di quello che già non ero, un colloquio intimo, fra me e la vita che era appena iniziata.
Era in quelle nicchie che mia nonna mi raccontava le sue favole speciali, dove non c'erano né fate né principi dagli occhi azzurri e la bella addormentata era ogni donna dominata dalla stanchezza del troppo lavoro del giorno. Le sue favole era pezzi della propria vita, e forse non erano proprio racconti adatti ad una bambina, ma lei sapeva sempre trovare le parole giuste per spiegare e non spaventare una bambina, che ascoltando cominciava a farsi le prime grandi domande della vita. Io ero molto attenta ad ogni particolare, e facevo domande e domande sui tempi di guerra. La nonna era come se accudiva un frutto ancora acerbo con carezze e con calde e sagge parole. Mi diceva che come le stagioni anche la vita ha i suoi momenti, che vi sono momenti di grande freddo, di desolazione e assenza di sogni, momenti di malinconia e di pioggia, ma che ci sono anche momenti di sole, di gioia e di speranza.
Ricordo che anche il vento si era calmato e sussurrava appena, ma il buio ed il freddo fuori ancora toglieva il respiro e si avvicinava per me, che ero la più piccola, l'ora di andare a dormire e lasciare quelle fiamme che ancora sfarfallavano, sfogliando nei miei occhi parole e frasi alle quali avrei voluto ancora fare domande in tutte le lingue del mondo.
Mentre m'infilavo nel confortevole tepore del grande letto riscaldato dal carbone, spiavo dalle persiane rotte e semichiuse la luna nel cielo, che vegliava il mondo con il suo sguardo immenso e sognando la vita che avrei voluto, piano piano mi addormentavo.
Il giorno dopo giocavo senza pensieri con quel poco che avevo, in casa o nel cortile, in fondo ero ancora una bambina...
***

 Tutti i diritti riservati
© Vilma Bellucci





Dedico questo racconto a mia nonna, scomparsa ormai da tempo.
Da mia madre ieri ho saputo che anche lei aveva una vena artistica, particolari che lei in vita non mi aveva mai raccontato




venerdì 19 luglio 2013

Denti allegati


lacerata dalla paura
vagheggia la fiducia
di un futuro fondato
sulla pace e la giustizia

e il piombo della morte
intanto cala

nel grigio dell'alba
sfilacciata di nebbia
e rossa di sangue

l'ultima occhiata
s'accascia a terra
sul ciglio della strada

nei vicoli muti
spiati 
da madri nere
sguardi ciechi
cercano in fretta
 altre strade

...nel aspro silenzio
di denti allegati


***
  tutti i diritti riservati
19 luglio 2013





giovedì 18 luglio 2013

haiku n°37



Frivoli soffi
sussurrano segreti
Fra fili d'erba





tutti i diritti riservati 
18 luglio 2013


***


Mi piace aggiungere qui sotto alcuni commenti che mi sono stati fatti in altra sede
Ringrazio ancora...

Un haiku significativo, reso tale dall'aggettivo "frivoli" e da quei sussurri onomatopeici che rivelano, sommessamente, dei segreti. I soffi leggeri ( frivoli ci autorizza a definirli così), che possiamo identificare in brezze primaverili, si muovono discretamente fra fili d'erba ( anche questo è un riferimento alla stagione) e ci riportano a quelle voci misteriose della Natura, che non tutti sono in grado di cogliere ma che sono immanenti, raggiungendo il cuore di chi si pone in ascolto. Molto bello
Elisabetta Salimbeni

Si percepisce sensibilmente quel senso di eterea leggerezza che infonde,come pure quell'atmosfera di salottiera complicità per intriganti confidenze. Bello.
Enzo Tobia 



domenica 14 luglio 2013

Anche la danza è poesia...

Ho trovato questo brano nel web e leggendolo mi ha emozionata tanto, mi ha toccato il cuore tanto da avere le lacrime agli occhi alla fine della lettura. Forse perchè ho una figlia ballerina.





"Allacciati le scarpe, non importano le vesciche, non importa quanto parquet solcheranno, quante piste, quante delusioni, quante amarezze, quanti attimi di gloria e di sconfitta.. Allacciati le scarpe, non importa quanto piangerai mentre lo farai, quante cose penserai mentre stringi quei nodi, quante volte vedrai il tuo passato e quante volte avrai poca fiducia nel futuro. Allacciati le scarpe, la musica ti aspetta, c'è chi crede in te ogni istante del tuo percorso, c'è chi ti deluderà, c'è chi amerà ciò che sei per quel che darai, anche se ti sembrerà sempre poco, anche quando la tua anima vibrerà forte e gli occhi saranno lucidi, anche quando basta un solo attimo per sentirsi perdenti ed un intera vita non basterà per essere vincenti, quando vorresti abbandonare tutto per niente, perchè quel niente è il tuo tutto, il tuo mondo. Allacciati le scarpe, quando vorresti esplodere, scappare dalla realtà per vivere in un paradiso tuo, dove il tuo cuore batte il ritmo di ciò che sei dentro. Allacciati le scarpe, perchè tu hai scelto ciò che ami, che hai sempre amato, e non pensare, agisci, quella pelle lucida un giorno non sarà più la stessa, misurerà ogni istante dei tuoi sacrifici, dei tuoi allenamenti. Allacciati le scarpe, per i tuoi genitori, per la tua partner, per i tuoi insegnanti, per i tuoi atleti, ma soprattutto per te stesso, perchè tu hai scelto un arte pura, dove solo tu 
sei il protagonista..."

Alessandro Olivato da "Sogno di Un Atleta"


 Questa è mia figlia Martina con il suo ballerino Lorenzo
(prima di aprire questo filmato, silenziare il video qui a fianco nella barra laterale)



Buona domenica a tutti!!!

sabato 6 luglio 2013

haiku n°36


Brinda la notte
nel luccichio di stelle
Al nuovo giorno




tutti i diritti riservati
© Vilma Bellucci