Descrizione: "Metà
di quello che ho scritto è uscito in una notte. Il resto sul tram,
mentre andavo al lavoro" racconta Massimiliano Verga, padre di
Jacopo, Cosimo e Moreno, un bellissimo bambino di otto anni, nato
sano e diventato gravemente disabile nel giro di pochi giorni. "Così
ho raccolto gli odori, i sapori e le immagini della vita con mio
figlio Moreno. Odori per lo più sgradevoli, sapori che mi hanno
fatto vomitare, immagini che i miei occhi non avrebbero voluto
vedere. Ho perfino pensato che fosse lui ad avere il pallino della
fortuna in mano, perché lui non può vedere e ha il cervello grande
come una Zigulì. Ma anche ai sapori ci si abitua. E agli odori si
impara a non farci più caso. Non posso dire che Moreno sia il mio
piatto preferito o che il suo profumo sia il migliore di tutti.
Perché, come dico sempre, da zero a dieci, continuo a
essere incazzato undici. Però mi piacerebbe riuscire a scattare
quella fotografia che non mi abbandona mai, quella che ci ritrae
quando ci rotoliamo su un prato, mentre ce ne fottiamo del mondo che
se ne fotte di noi." Queste pagine sono una raccolta di pensieri
e immagini quotidiane su che cosa significhi vivere accanto a un
disabile grave (la rabbia, lo smarrimento, l'angoscia, il senso di
impotenza), pensieri molto duri, ma talvolta anche molto ironici, su
una realtà che per diverse ragioni (disagio, comodità, pietà)
tutti noi preferiamo spesso ignorare. E che forse, proprio perciò,
nessuno ha mai raccontato nella sua spietata interezza.
Recensione: Vorrei
iniziare con questa frase dell'autore stesso ...
"Ci
si riempie la bocca quando si parla di disabili. Ma il mondo esterno
non sa fino in fondo di che cosa sta parlando. L'ho già detto: che
cosa è la disabilità puoi saperlo soltanto se hai un figlio
handicappato. Il resto, sono soltanto buone intenzioni. Nella
migliore delle ipotesi."
Certo è, che sembra darti una pugnalata allo stomaco, con un inizio che dice " Mio figlio ha un cervello come una zigulì" ma è invece un libro meravigliosamente realistico, crudo...e direi che era ora...
Ho ammirato questo padre che ha avuto il coraggio di esprimere i propri sentimenti di rabbia, disorientamento, paura, insofferenza, disperazione e preoccupazione...senza mezzi termini, di mettere nero su bianco anche i pensieri più brutti o scomodi.
Ho ammirato questo padre che ha avuto il coraggio di esprimere i propri sentimenti di rabbia, disorientamento, paura, insofferenza, disperazione e preoccupazione...senza mezzi termini, di mettere nero su bianco anche i pensieri più brutti o scomodi.
Sono
istantanee di vita, pensieri, ricordi messi in ordine sparso, pagine
forti e dirette.
Ma
ciò che mi ha colpito di più è che anche nelle crude parole,
emerge uno sconfinato amore per questo figlio più sfortunato.
"Ho
dovuto aspettare più di sei anni prima di avere un tuo
abbraccio senza morsi, graffi, calci. Ho dovuto aspettare che cadesse
il tuo primo dentino, perché una mia carezza riuscisse a calmarti.
Ho dovuto aspettare che cadesse il tuo primo dentino, perché una mia
carezza riuscisse a calmarti.
Ho
dovuto aspettare tutto questo tempo per capire che non posso in alcun
modo toglierti il dolore e tu non puoi togliere il mio, ma che un
mondo per consolarci forse esiste"
L'autore
si scaglia contro la società, l'indifferenza di chi volge lo sguardo
altrove, le ricette prive di riscontri pratici dei manuali, la
burocrazia, ma anche contro la ruota della fortuna che si è fermata
sul numero sbagliato. Vietato parlare di dono o di esperienza
profonda, che arricchisce: "qui
c'è la merda da lavare, le urla a qualsiasi ora e notti insonni."
Un
libro da leggere per capire quanto siamo fortunati ad assistere ai
capricci dei nostri figli.
Non tutti potranno capire, perchè è difficile farlo quando non si è a stratto contatto con questo tipo di dolore... ma di sicuro impareranno qualcosa.
Lo consiglio a tutti.
Non tutti potranno capire, perchè è difficile farlo quando non si è a stratto contatto con questo tipo di dolore... ma di sicuro impareranno qualcosa.
Lo consiglio a tutti.