mercoledì 6 novembre 2013

Le cose che non ho - Grégoire Delacourt



Voglio parlarvi oggi, di uno dei tanti libri che ho letto in questo periodo, e del successo che è stato paragonato, al successo dell'eleganza del riccio di Barbery Muriel. Ogni persona ha i suoi gusti e la vede in modo diverso, pur essendo un bel libro, se posso esprimere la mia opinione, l'eleganza del riccio mi è piaciuto molto di più.

Vi lascio un assaggio di questo libro


Autore

Grégoire Delacourt, classe 1960, è uno tra i più grandi pubblicitari francesi, autore di famosissime campagne. Le cose che non ho è stato per mesi numero uno nelle classifiche dei bestseller francesi ed è ancora oggi tra i libri più venduti e più amati dal pubblico. Diventerà presto un film. 
 


Sinossi

Dice un vecchio adagio che le lacrime più amare sono quelle versate per le preghiere esaudite. Sì, a volte succede che la gioia per una svolta inattesa del destino svanisca in fretta di fronte alla possibilità concreta di realizzare un sogno, lasciandoci smarriti e confusi.
È quello che accade a Jo, la protagonista di questo romanzo: “un cuore semplice”, una donna intelligente e positiva con un’esistenza quieta, nutrita di sogni, che per un colpo di fortuna all’improvviso è in grado di realizzarli tutti. Forse la felicità non è così matematica. Forse non si tratta solo di sommare un sogno dopo l’altro, ma di ritrovare se stessi in ciò che si fa. Forse a Jo semplicemente non serve avere tutto ciò che ha sempre desiderato; perché il suo matrimonio, il lavoro, i figli ormai grandi e l’amore non sono beni acquisiti ma cose vive che sfuggono al suo controllo, e con cui si può solo entrare in sintonia senza farsene travolgere, come quando si nuota tra le onde di un mare agitato.
Le cose che non ho è tutto questo: scritto con una prosa dalla grazia perfetta, è un romanzo sull’intensità del desiderio e sulla tenacia del quotidiano, sulla capacità di rinunciare al sogno per una realtà che scegliamo noi stessi quasi senza saperlo, ma piena di tutto quello che ci rende davvero felici.
Come l’Eleganza del riccio, un nuovo romanzo francese semplice, profondo, arguto e filosofico, delicato e pieno di tenerezza. Un romanzo dove i sogni sono le nuvole del pensiero e le liste dell’anima sono fatte di desideri.




 Il romanzo in pillole

«È solo nei libri che può cambiare la vita. Solo lì si può cancellare tutto con un tratto di penna. Fare sparire il peso delle cose. Cancellare le cattiverie meschine e alla fine di una frase, ritrovarsi all’improvviso alla fine del mondo».

«Possedevo ciò che i soldi non possono comprare ma solo distruggere. La felicità. La mia felicità, per lo meno. Con i suoi difetti. Le sue banali certezze. Le sue piccolezze. Ma era la mia. Immensa. Scintillante. Unica».

«I nostri bisogni sono i nostri piccoli sogni quotidiani.
Sono le nostre piccole cose da fare, che ci proiettano verso il domani, e il giorno seguente, nel futuro; sono quelle cose di poco conto che compreremo la settimana prossima e che ci permettono di pensare che la prossima settimana saremo ancora vivi».


«Penso che prendersi il proprio tempo sia importante.
Penso che tutto vada troppo in fretta. Si parla troppo in fretta. Si pensa troppo in fretta. Si inviano mail, messaggi senza rileggersi, si perde l’eleganza dell’ortografia, l’educazione, il significato delle cose».


«A me le parole piacciono.
Amo le frasi lunghe, i sospiri che non finiscono più. Mi piace quando, a volte, le parole nascondono quello che vogliono dire; o lo dicono in un modo diverso».


«Vedete, si mente sempre a se stessi.
Perché l’amore non resisterebbe alla verità».


«I miei mi hanno chiamata Jocelyne.
Avevo una probabilità su un milione di sposare un Jocelyn, ed è andata proprio così. Jocelyn e Jocelyne. Una probabilità su un milione. Ed è capitata proprio a me».


«Lei non è una che ama tanto le parole.
Da sempre parla pochissimo. Non mi ha mai detto mamma ho fame, per esempio. Si alzava e prendeva qualcosa da mangiare. Non mi ha mai detto: chiedimi la poesia, la lezione, le tabelline. Teneva le parole per sé, come fossero cose rare».


«Coniugavamo il silenzio, mia figlia e io: sguardi, gesti e sospiri sostituivano soggetti, verbi e complementi».

«Vorrei avere la fortuna di decidere della mia vita,
credo che sia il più grande regalo che ci possa esser fatto. Decidere della propria vita».


«“È lei la meraviglia”, mi disse.
Arrossii. Il mio cuore prese a battere all’impazzata. Sorrise. Gli uomini sanno che certe parole vanno diritte al cuore delle ragazze; e noi, povere idiote, restiamo lì ad aspettare solo di cadere in trappola, contente del fatto che un uomo ce ne abbia finalmente tesa una».


«La mia vita non ha la grazia perfetta che la mia mamma mi augurava la sera, quando veniva a sedersi accanto a me, sul letto; quando mi accarezzava dolcemente i capelli, mormorando: hai del talento, Jo, sei intelligente, avrai una vita felice. Anche le mamme mentono. Perché anche loro hanno paura».

«Ho visto le sue nuove rughe sulla fronte, minuscole rughette intorno alla bocca,
la pelle che cominciava a rilassarsi sul collo, dove una volta gli piaceva essere baciato. Ho visto gli anni sul suo viso, ho visto il tempo che ci allontana dai nostri sogni e ci avvicina al silenzio. Allora l’ho trovato bello, il mio Jo nel suo sonno di bambino malato, e ho amato la mia bugia».


«Più le bugie sono grosse, meno le si vede arrivare».
  


( dal web...)

3 commenti:

  1. Ricca e convincente la tua recensione. Un libro da leggere, anche perché è un autore che non conosco.

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  2. ciao Vilma, grazie per la bella recensione di questo libro, lo trovo molto reale e attuale, tante volte non siamo pronti per i cambiamenti che vogliamo ed inseguiamo,
    la felicita' sta nelle piccole cose, nell'amore che si da e si riceve , penso, ciao grazie buona giornata a presto rosa.

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