Il mio 8 marzo quest’anno lo dedicho a lei e a tutte le
bambine, ragazze, donne che lottano per poter vivere liberamente il
proprio corpo, la propria sessualità, la propria vita sociale.
Il 9 ottobre, una quindicenne pakistana, Malala Yousafzai, è stata quasi uccisa mentre tornava da scuola perchè ha deciso di sfidare i Talebani per difendere il diritto all’educazione per le bambine e le ragazze come lei. La storia di Malala manda un messaggio forte alle persone di tutto il mondo: combattere affinchè il diritto all’educazione sia uguale per tutte le bambine e le ragazze del mondo indipendentemente da dove siano nate. La giovanissima Malala è diventata famosa in tutto il mondo per il suo attivismo nella lotta per i diritti civili e per il diritto allo studio delle donne della città di Mingora, nella valle dello Swat, dove i talebani con un editto ne hanno bandito il diritto. All'età di 13 anni si è fatta conoscere per un blog, scritto per la BBC, nel quale documentava il regime, contrario ai diritti delle donne, dei talebani pakistani e la loro occupazione militare del distretto dello Swat. Inoltre, è stata nominata per l'International Children's Peace Prize, premio assegnato da KidsRights Foundation per la lotta ai diritti dei giovani ragazzzi.
Il 9 ottobre 2012 è stata gravemente ferita alla testa e al collo da uomini armati saliti a bordo del suo pullman scolastico mentre tornava da scuola. Ricoverata nell'ospedale militare di Peshawar, si è salvata dopo la rimozione chirurgica dei proiettili. Ihsanullah Ihsan, portavoce dei talebani pakistani, ha rivendicato la responsabilità dell'attentato, dicendo che la ragazza "è il simbolo degli infedeli e dell'oscenità", aggiungendo che se fosse sopravvissuta, sarebbe stata nuovamente attaccata. Il coraggio di Malala mostra in concreto le potenzialità del "Girl Effect", il modo in cui potrebbe cambiare il mondo se anche nei paesi più poveri e meno rispettosi dei diritti umani le ragazze avessero la chance di "scegliersi la vita" all'età di 12 anni. Come? Studiando, non essendo obbligate al matrimonio e avendo la possibilità di vivere con consapevolezza ogni fase della vita. (dal web)
***
Frasi del diario di Malala...
«Dateci delle penne oppure i terroristi metteranno in mano alla mia generazione le armi»
«Anche se verranno a uccidermi dirò loro che sbagliano. L’istruzione è un nostro diritto fondamentale»
(dedicata a Malala)
Confusa fra le tante ombre
sposa bambina non volevi essere
e per il diritto alla libertà
hai osato alzare lo sguardo al sole.
Vagava libera la tua mente
intonava canti e muoveva passi di danza,
inchiostro nero su foglio bianco
volevano essere i tuoi pensieri.
Ma suonava fredda e ostile la tua voce
in un paese dove l'uomo è padrone,
la donna deve pregare e servire
e mai mostrare la sua mente.
Stormi d'uccelli stridono spavento,
nel cielo nero, rondoni volano bassi,
due tuoni rompono il silenzio
… e non era pioggia inaspettata.
Ma l'alba spunterà ancora dopo il tramonto
le parole tue voleranno con il vento
perché non c'è pace senza cultura
e l'ignoranza crea solo ingiustizia.
Vilma bellucci tutti i diritti riservati 8 marzo 2013
Fra tutte le lettere che arrivarono a Malala, una mi colpì particolarmente e ve la riporto qui. Prima di rivolgersi a Malala l'autore si rivolge a quelli che l'hanno lasciata sola mentre combatteva una battaglia così grande.
Come amico, fratello o forse un giorno marito...
Caro amico,
tu che eri il compagno di giochi nella sua breve infanzia e di studi nella così difficile adolescenza di ragazza pakistana, anche tu ti sei unito al coro di quanti la denigravano ogni giorno con insulti e minacce, oppure hai sempre taciuto con la testa bassa, anche quando l'acre sapore dell'ingiustizia ti si cristallizzava sulla lingua?
Caro fratello,
tu che in casa potevi tutto mentre lei non poteva nulla, tu che andavi a scuola e uscivi con gli amici, tu che non domandavi di tua sorella con quel tono d'apprensione che è sinonimo d'affetto, ma per poterla controllare, tu che stavi lentamente prendendo il posto di tuo padre dicendole come vestirsi e con chi vedersi, tu che stavi cominciando ad usare il tono di tuo padre per farle capire qual era il suo posto in casa, tu che non vedevi nei suoi occhi la tristezza di un'illecita voglia di vivere perché ogni occhio di donna era uguale ai tuoi ciechi occhi, tu l'hai mai guardata veramente?
Caro marito,
che ti accingi a portare la tua sposa dalla prigione della sua giovinezza a quella della sua vecchiaia, hai mai conosciuto la dolcezza di una carezza spontanea, nata dall'amore, e non dettata dalla paura per i tuoi insulti e i tuoi colpi? Si è mai concessa a te perché lei desiderava così, e non perché così volevi tu? Hai mai scorto nei suoi occhi il luccichio gioioso di una nuova nascita, e non il peso di un'altra bocca da sfamare e allevare da sola? Le hai mai dato quella libertà d'agire non perché ti tradisse, ma perché scegliesse volutamente di non farlo?
Cara Malala,
come amico, fratello e forse un giorno marito, ma soprattutto come uomo, ti chiedo di perdonare tutti noi. Perdona i nostri silenzi accondiscendenti alla prevaricazione, la nostra debolezza nel non riuscire a capirvi e proteggervi quando dovremmo, e nel diventare, a nostra volta, spietati aguzzini. Perdonare non vuol dire giustificare. Ti chiedo di perdonarci perché siamo in fondo così deboli da non riuscire a capire che solo quando avremo amiche sorridenti, sorelle felici e mogli innamorate, solo allora non soltanto saranno libere loro, ma lo saremo davvero anche noi.
tu che eri il compagno di giochi nella sua breve infanzia e di studi nella così difficile adolescenza di ragazza pakistana, anche tu ti sei unito al coro di quanti la denigravano ogni giorno con insulti e minacce, oppure hai sempre taciuto con la testa bassa, anche quando l'acre sapore dell'ingiustizia ti si cristallizzava sulla lingua?
Caro fratello,
tu che in casa potevi tutto mentre lei non poteva nulla, tu che andavi a scuola e uscivi con gli amici, tu che non domandavi di tua sorella con quel tono d'apprensione che è sinonimo d'affetto, ma per poterla controllare, tu che stavi lentamente prendendo il posto di tuo padre dicendole come vestirsi e con chi vedersi, tu che stavi cominciando ad usare il tono di tuo padre per farle capire qual era il suo posto in casa, tu che non vedevi nei suoi occhi la tristezza di un'illecita voglia di vivere perché ogni occhio di donna era uguale ai tuoi ciechi occhi, tu l'hai mai guardata veramente?
Caro marito,
che ti accingi a portare la tua sposa dalla prigione della sua giovinezza a quella della sua vecchiaia, hai mai conosciuto la dolcezza di una carezza spontanea, nata dall'amore, e non dettata dalla paura per i tuoi insulti e i tuoi colpi? Si è mai concessa a te perché lei desiderava così, e non perché così volevi tu? Hai mai scorto nei suoi occhi il luccichio gioioso di una nuova nascita, e non il peso di un'altra bocca da sfamare e allevare da sola? Le hai mai dato quella libertà d'agire non perché ti tradisse, ma perché scegliesse volutamente di non farlo?
Cara Malala,
come amico, fratello e forse un giorno marito, ma soprattutto come uomo, ti chiedo di perdonare tutti noi. Perdona i nostri silenzi accondiscendenti alla prevaricazione, la nostra debolezza nel non riuscire a capirvi e proteggervi quando dovremmo, e nel diventare, a nostra volta, spietati aguzzini. Perdonare non vuol dire giustificare. Ti chiedo di perdonarci perché siamo in fondo così deboli da non riuscire a capire che solo quando avremo amiche sorridenti, sorelle felici e mogli innamorate, solo allora non soltanto saranno libere loro, ma lo saremo davvero anche noi.
Sensibilità spiccata in questo post, che rivela, nella sua profonda essenza, il devastante martirio che debbano subire ancora donne nel mondo.
RispondiEliminaDavvero preziose, e assai espressive, le tue righe poetiche di oggi, Vilma, complimenti!
Un abbraccissimo, silvia
Cara Vilma, questo post tutti noi dovremmo poter e voler pubblicare... Oggi che è il giorno della donna, non deve essere solo un passaggio di un giorno ma continuare a combattere per avere tutti i diritti che la donna da troppo tempo aspetta.
RispondiEliminaBuona giornata cara amica e buon 8 marzo!!!
Tomaso
Una celebrazione la tua, che condivido in pieno ; un post molto bello, sentito ed emozionante.
RispondiEliminaQuesta Festa , non festa, dovrebbe avere sempre presente certe nostre sorelle che ancora soffrono...per loro si deve ancora combattere e per tutte le donne che soffrono.
Un abbraccio
Quà la mano Vilmam, sei stata a pubblicare questo post e poi i tuoi bellissimi versi. C'è da applaudire anche l'autore di quella bella lettera.
RispondiEliminaLe donne vanno festeggiate tutti i giorni non soltanto l'8 marzo.
ps.scusa gli errori ma oggi la tastiera fa i capriccim, manca "magnifica"!
RispondiEliminaIl coraggio delle parole, che non vadano disperse nel vento!!!
RispondiEliminaBuon pomeriggio da Beatris
bellissimo post! Grazie per gli auguri... una gentilezza davvero gradita. Un abbraccio cara Vilma.
RispondiEliminaAntonella
Bella poesia, la pubblico Vilma.
RispondiElimina