venerdì 11 novembre 2011

nella speranza che s'incrini questa pietra



Si spezzano i fili
che tengono insieme i ricordi,
 ti sfuggono i nomi
ed anche le parole più sempl
ici
di te si dimenticano.

Fra le labbra
linea tremante e tesa,
trattieni un alito di vita,
nella gelida morsa
di questa statua di pietra.

Senti…
Guardi…
Piangi …
e come un bambino
ingoi perle di zucchero,
sfere argentee,
nell'illusione di poterti liberare
da questo corpo,
come serpente che cambia pelle,
nella speranza
di poter vedere di nuovo il giardino
dall'altra parte della strada,
nella speranza ...
che s'incrini questa pietra
che m'imprigiona.


***
11 novembre 2011


Licenza Creative CommonsQuesto opera è di Vilma Bellucci ed è distribuita con licenza Creative Commons

3 commenti:

  1. Emozionante e molto commovente.
    Posso pubblicarla?

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  2. Qui si respira aria pura, l’aria tonificante e pura dell'Arte.
    L’incontro con la Poesia avviene subito: grazie a questo scambio di termini: "anche le parole più semplici / di me si dimenticano" per cui sono le parole a dimenticarsi dell’autrice e non l’autrice a dimenticarsi delle parole, quasi come se quest’ultime decretassero per lei una qualche forma di sanzione, di condanna!
    Poi il brano comincia a dispiegarsi e prende forma e forza di confessione, di pianto.
    C’è pathos in ogni parola, specialmente quando l’autrice sembra quasi priva di vitali energie e definisce il proprio corpo una prigione di pietra. Non spiega se queste sono soltanto sensazioni occasionali, contingenti, oppure si tratta di una situazione stabile - ed in ciò l’aspetto "ermetico" del brano - ma il tormento con cui disvela il suo stato è sincero, accorato e rende davvero lirici ed apprezzabili i suoi versi!

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  3. Ciao, passo per caso e trovo questi versi che trovo molto belli, commentati nientemeno che dal grande Nigel.
    Complimenti vivissimi!

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