In
camicia da notte e a piedi nudi apro la porta di quella stanza.
Un
museo dove custodivo gelosamente ogni ricordo, ogni attimo. Tutto è
rimasto immutato di ciò che un tempo era stato decorato con cura e
pazienza ed evidente speranza che tu fossi una bambina perfetta, la
piccola principessa., nonostante la camera conservava prove tangibili
che perfetta non eri...ballerine, dalla testa ai piedi in varie pose
avevi disegnato con i pastelli sulla carta da parati.
Avevi
tu, il comando della casa, quando traducevi i pensieri in uno
spontaneo flusso di parole e saltellavi con un passo volutamente
esagerato.
Mi
rifugio in questa stanza di sera, quando il ricordo mi assale, e
resto qui ferma, immobilizzata come un blocco di marmo, con poca luce
e niente da fare.
Ti
immagino ancora addormentata, cullata dalle mie braccia come sulle
onde del mare ed illuminata dalla luce delle stelle, mentre
il
sussurro della mia voce ti racconta fiabe, saltando come un vecchio
disco di vinile da una parola all'altra evitando quella che più ti
turbava.
Ma
ora su quel letto … resta solo quella bambola.
Tremendo
fu, quando mi arrivò quello schiaffo in faccia, la bussola mentale
si perse in un intrico di spirali e si addentrò nelle viscere del
mio cuore, uccidendolo lentamente. Passai le notti in bianco,
sdraiata sul letto con la luce accesa nel tentativo di ladra, di
rubare minuti al tempo. Bagnata fradicia sotto la pioggia incessante
urlavo disperatamente, inquieta e confusa, con le lacrime fra le
dita, ma ancora una volta m'incamminavo ...e ancora e ancora, con la
speranza in mano, alla ricerca in ogni angolo della fiducia smarrita
mentre
occhi di lupo affamati e penetranti si facevano strada, sapevano bene
dove assestare il morso.
Mio
fiore, mio tesoro … ti sei seccato ancora prima di sbocciare.
Ci
avvolgeva l'imbrunire ed il silenzio, ci stringemmo affettuosamente
come sempre la sera, ma non era una sera come le altre … le tue
pupille cercavano aiuto nelle mie, lo sapevo … e non potevo far
niente. Trafiggevano come punte di spillo il mio cuore
mentre
tu ti addormentavi in un sonno senza sogni.
Prima
di chiudere la porta mi affaccio a quella finestra dove tu eri solita
soffiare in quel piccolo cerchio insaponato ed infinite e fragili
sfere che riflettevano i colori dell'arcobaleno, volavano nel cielo.
Bello che fa riflettere questo scritto di ricordi forse solo immaginari, buona domenica Vilma.
RispondiEliminaTomaso